sabato 8 marzo 2014

#13.sogni

"Dove mi prefiggo di arrivare? Dove mi fermerò, oppure quando? Vado a tentoni, procedo nel buio in luoghi che ignoro, non guardo mai l'orologio. Non è andata sempre così, ora però ho smarrito il posto che per anni ho occupato. Già arrivare ad Izola ha cambiato il mio modo di sentire il mondo: da una parte si profilava la penisola italiana, primo probabile approdo, e dall'altra si stavano sfilacciando i legami con la patria disfatta e il tanfo di morte che anche le parole emanavano. L'ippocampo encefalico sovrintende le nostre memorie di lunga durata, non lo posso estirpare per dimenticare le cose fatte e quelle viste, non lo posso nemmeno resettare e ho il sospetto che il cervello rimetta in circolo, nei sogni, porzioni di memoria diverse, per qualità del ricordo e per posizione nel tempo e nello spazio: sogniamo esperienze vissute ma rimescolate in maniera randomica, al punto che i sogni si pongono come dejà vu di nuova formulazione. Due notti fa ho sognato mio padre che mi parlava, parlava a me, a quello che sono oggi: l'ippocampo ha mescolato tempi diversi nello stesso luogo. Certo, lo so, sono cose che ho studiato a psicologia, ma quando riaffiorano si pongono sempre come nuovi eventi. Le memorie realmente vissute rimangono incise sul nostro disco rigido, mentre i sogni che le mescolano sono volatili e labili e non si memorizzano con tanta facilità. Solo quando tentiamo di scriverli, ma anche in tal caso, scrivendo, tendono a volatilizzarsi. Lo rammenta Prospero: siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni, e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita."

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