venerdì 21 febbraio 2014

#02.foglio

"Ora mi ritrovo qui, quasi perso in un'esistenza che non ho mai desiderato. Non ho punti di riferimento stabili: eppure vivo in luoghi, incontro volti, stringo mani, vesto una specie di precariato apolide. Troppe amicizie considerate utili, e invece sbagliate. Lungo il Douro ricordo una panchina di legno, un merletto di frasi, di nomi, di segni, che sembrava irrispettoso solo sedersi, eppure stava lì, in origine, per quel motivo, sedersi, e invece era diventata un diario, una mappa, un manifesto generazionale: gente che voleva dire, e ha detto. Un'altra panchina nel piccolo giardino dietro il Museo Nazionale di Stoccolma, intonsa. Non che non vi si fosse seduto nessuno, era un'altro modo di parlare, o di scrivere: per astensione, sospendendo nel vuoto attorno all'oggetto quelle cose che nessuno avrebbe potuto mai più riascoltare, ma lì. Il mio qui sta in mezzo a quei discorsi, tra tanto e niente. Ho distribuito la mia esistenza lungo direttrici che non saprei più distinguere, ho cercato cose che non sono riuscito a trovare, mi sono aggrappato a vite che ho perduto e adesso scrivo per delegare altri a recuperare il disegno sfilacciato del mio passaggio e riannodare fili, spargere altre tracce, disegnare puzzles, tracciare confini, piantare alberi."

2 commenti:

  1. Conti su sottoscritto per riannodare i fili, Priblic.
    L.

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